Gruppo Teatrale San Martino, Tromello.

 

Il Gruppo Teatrale San Martino sorge nel 1977 (ma l’attuale denominazione verrà adottata solo a partire dal 1982; prima, infatti, il nome della compagnia era “Gruppo Teatrale Parrocchiale”), esibendosi sempre sul palcoscenico del Teatro-Oratorio San Luigi di Tromello.
Le caratteristiche del Gruppo Teatrale San Martino sono quelle di rinnovare la tradizione teatrale oratoriana tromellese, presentando commedie, scritte dagli attori stessi, di ambientazione locale, o quantomeno lomellina, che si avvalgono di una trama brillante, imperniata sulla battuta, sugli equivoci e sui colpi di scena e, perché no, anche di fare riflettere su quei valori che sembrano scomparire. Si cerca di far rivivere, in chiave comica, quel dialetto e, soprattutto, quell'atmosfera che aleggiava una volta, al tempo dei nostri nonni, cose queste di cui oggi, purtroppo, si sta perdendo il ricordo. Si vorrebbe offrire un'alternativa ai giovani d'oggi, bombardati dai mass-media che propinano loro di tutto, tranne che i veri valori della vita, affinché non lascino scomparire del tutto queste tradizioni, tramandate solo oralmente nei nostri piccoli centri, che sono pur sempre cultura popolare ed hanno moltissimo da insegnare.
Naturalmente gli attori (contemporaneamente anche autori e registi di se stessi), il cui ricambio generazionale è avvenuto durante i 28 anni, tranne ancora per i pochissimi “anziani” rimasti, sono tutti dilettanti, con tutti i limiti conseguenti, ma pieni di tanta buona volontà e amore per il teatro e le tradizioni locali, il cui unico compenso rimane il consenso del proprio pubblico.
Del resto per chi, pur nel suo piccolo e con i propri limiti, fa teatro con vera passione e tanto entusiasmo, non c'è nulla di più bello ed appagante del sano divertimento provocato dalle prove spassosissime, dalle simpatiche risate e dai caldi applausi tributati dal pubblico che si ama.
 

Nuova Commedia 2005 il titolo dell’opera è il seguente: “Guà Fa Balà L’ögh”
Si tratta di una brillante commedia dialettale, che quest’anno prende spunto da un antico manoscritto di Rodobaldo Trumellini, rinvenuto in originale in circostanze misteriose e gelosamente custodito dai membri della compagnia.
Questo antico bardo narra del ritrovamento di un prezioso ed antico cimelio, presso una cascina tromellese in cui viveva una famiglia “allargata” e un po’ strampalata.
Gli attori del Gruppo sono sempre i soliti, vale a dire: Lucio Gazzotti, Gigi Laboranti, Stefania Torriani, Lorenzo Branca, Alessandra Biscaldi, Matteo Gazzotti, Daniele Pisano, Daniele Celada, Giuseppe Rosasco, Max Cantoni e Paolo Verlucca, con l’aggiunta quest’anno delle tre “giovani leve” Giulia Branca, Clara Rosasco e Riccardo Laboranti e della mucca Anita.
Le musiche e gli effetti sonori sono affidati a Luca Carbonino e Carlo Cattaneo, mentre la rammentatrice sarà Lorena Perissinotto. La scenografia è curata da Giovanni Tronconi. Alla regia sempre Massimo Buonsenso.

Queste le date in programma:
• domenica 25 dicembre 2005 – ORE 21
• lunedì 26 dicembre 2005 – ORE 21
• giovedì 5 gennaio 2006 – ORE 21
• sabato 7 gennaio 2006 – ORE 21
• sabato 14 gennaio 2006 – ORE 21
• sabato 21 gennaio 2006 – ORE 21
• domenica 22 gennaio 2006 – ORE 15

In questi 28 anni ha messo in scena le seguenti commedie comico-dialettali:

1. I NONU PUGIÒN AS MASAN CUI PICRÒN = 1977, replicata nel 1991;
2. VIVA V.E.R.D.I. = 1979;
3. LA CA AD BAL NEGAR = 1979;
4. GIOVINEZZA = 1980, replicata nel 1993;
5. TESORO MIO = 1981, replicata nel 1989;
6. AL BUTIGÒN = 1982, replicata nel 1999;
7. C’ERA UNA VOLTA C’ERA = 1983;
8. TI RACCOMANDO IL TELECOMANDO = 1984;
9. DIN DON DAN = 1984, replicata nel 2000;
10. PASTIS DI RATT = 1985;
11. I BÖ SNISTAR = 1986, replicata nel 1996;
12. GUERA, AMUR, GIOIA E DULUR = 1987, replicata nel 1998;
13. CUNTENT ME I DRÄSC = 1988;
14. AL PURSÉ BIANC = 1992, replicata nel 2004;
15. TUCINSIMA TUCINSEMA = 1994;
16. SGULGIÓN MAGÓN E LAPAGIÓN = 1995;
17. LA VITA L’È UN TEATAR = 1997, replicata nel 2002 e nel 2005;
18. GUÀ MAI CAVÀ AL CAPÉ E LA GRAMMATICA = 1998;
19. TAM ME LA POVRA ZIA AG NA SARÁ PÜ MIA = 2001;
20. CUL TEMP E LA PAJA… = 2002;
21. TÜCH I CAN I MOVAN LA CUA E TÜCH I CUIÒN I DISAN LA SUA = 2003;
22. GUÀ FA BALÀ L’ÖGH = 2005.


Fonte: info ufficio stampa
Fonte: info artista (su richiesta potrebbe essere disponibile email per contatto, richiedere al sito) e-mail: gtsanmartinotromello@libero.it
Attenzione
: eventuali dati personali sono stati autorizzati alla pubblicazione direttamente dall'interessato.
Aggiornamento :
21/08/2006 http://www.concertodautunno.it/cur/grteatrale-sanmartino.html 



 

Prima di entrare nella realtà attuale del Gruppo Teatrale San Martino, per meglio far comprendere, a chi è digiuno dell'argomento, come la passione teatrale nel popolo tromellese abbia radici profonde, bisogna fare un salto indietro nel tempo. Poiché però chi scrive si basa solo sulla tradizione orale, derivante dai ricordi dei nostri cari anziani, si scusa per eventuali imprecisioni od omissioni. Ritornando dunque ai primi anni del secolo, per le rappresentazioni teatrali in Tromello, il palcoscenico principe era quello del Teatro Sociale, demolito nel 1965 per far posto all'attuale condominio della Torre. Le rappresentazioni riguardavano commedie, drammoni strappalacrime ed operette, interpretate sia da artisti locali che, addirittura, da compagnie anche professionistiche provenienti dalla città. Negli anni fra le due guerre ed anche in quelli successivi all'ultima, gli spettacoli si tenevano, per quanto riguarda l'ambito parrocchiale, nel saloncino dell'Asilo, dove si esibivano le ragazze oratoriane, e nel teatro-oratorio San Luigi, dove, portando in scena commedie e drammi, recitavano i ragazzi. Solo infatti dagli anni settanta si è assistito allo “scandalo” delle recite miste. Anche se, a voler essere sinceri, diverte di più un uomo che interpreta una parte femminile, mentre per una donna è normale, a meno che non sia estremamente brillante. Si è proseguiti così con gli spettacoli, principalmente natalizi, negli anni settanta, con la costituzione del Gruppo Teatrale A.M.I. (Associazione Maggengo Italiano), che, esibendosi ormai sempre all'Oratorio San Luigi di via Trieste, ha coltivato l'abitudine, peraltro già iniziata negli anni ‘60, di scrivere i propri testi comici e satirici (indimenticabili la “DIVINA COMMEDIA”, l’”ODISSEA” e l’”ANDREA CHENIER”). Il GRUPPO TEATRALE SAN MARTINO sorge ufficialmente nel 1982, ma, ufficiosamente, inizia la propria attività già nella primavera del 1977, con la commedia “I NONU PUGIÓN AS MASAN CUI PICRÓN” (Trad.: i nonni avari si uccidono con boccali di vino), nella quale si esibiscono per la prima volta soltanto quei giovani componenti, dei quali alcuni recitano ancora oggi, che rimarranno a calcare le scene del San Luigi, dopo la decisione dei fondatori dell'A.M.I. di mettersi per proprio conto. Risalgono infatti all’anno successivo, il 1978, le ultime due rappresentazioni del Gruppo Teatrale A.M.I. “unito”, che porta in scena l’”ANDREA CHENIER” (a gennaio) e l’”ANNO DOMINI” (a Natale). Al termine del medesimo anno avviene così la definitiva “scissione” con i giovani ragazzi della Parrocchia e nel 1979, sotto la denominazione generica di “Gruppo Teatrale Parrocchiale”, si rappresenta, stavolta a Pasqua, “VIVA V.E.R.D.I.”, commedia storico-comica (come di questo genere molte ne verranno), ambientata in un’osteria di Tromello durante il Risorgimento, e poi, a Natale dello stesso anno, “LA CA AD BAL NEGAR” (Tipica espressione dialettale lomellina per indicare una casa, o un ambiente, in cui regnano il disordine e la confusione), unico lavoro preso e riadattato da un libretto in lingua e non scritto dagli interpreti stessi (quasi sempre Lucio Gazzotti da solo o in collaborazione con altri componenti). L'anno successivo, 1980, a Natale, va in scena quello che, a nostro modesto avviso e senza nulla togliere agli altri, è stato uno dei migliori lavori del Gruppo, sia come scene, sia come trama, sia come successo di critica e di pubblico: ci riferiamo a “GIOVINEZZA”, ambientato in un cortile nel famoso ventennio...nero per tutti. Nel 1981 (ormai, fedeli alla tradizione, si debutta sempre a Natale, con tre o quattro repliche nelle festività) è la volta di “TESORO MIO”, nel quale il protagonista è, ... senza malizia, un bel lettone dorato. Nel 1982 è ormai Gruppo Teatrale San Martino a tutti gli effetti e la commedia natalizia si intitola “AL BUTIGÓN” (Trad: il bottegone), dove, nonostante le ristrettezze di palco e ... di moneta, si realizza una doppia scena in contemporanea. A Natale del 1983, con “C'ERA UNA VOLTA C'ERA”, si ritorna al medioevo come ambientazione e costumi, confezionati personalmente dagli attori stessi, con i conseguenti limiti dei dilettanti, ma con la simpatia e la spiritosaggine che nessun costume sfarzoso o costoso può dare (con i soldi è facile fare le belle cose ... !). Nella primavera del 1984, anche per contribuire alle notevoli spese sostenute dal Parroco per il rifacimento del palco in cemento e di altri lavori interni, si tenta la strada della rivista con la rappresentazione di “TI RACCOMANDO IL TELECOMANDO”, insieme di scenette di parodia televisiva, di più difficoltosa realizzazione e di effetto minore di una commedia a trama unica (almeno così abbiamo rilevato dai commenti degli spettatori). A Natale dello stesso anno si recita “DIN DON DAN”, ritornando alla commedia più o meno storica, ambientata in una canonica durante la Resistenza, dove viene portata in scena anche la nostra più famosa tradizione tromellese, unica nella Lomellina: il Crocione, naturalmente senza mai mancare di rispetto alla sacra rappresentazione. Nel Natale del 1985 troviamo “PASTIS DI RATT” (Trad: veleno per topi), un giallo-rosa nella casa di un veterinario, dove si registra la partecipazione di giovanissimi e promettentissimi artisti, che dimostrano, se ancora ve ne fosse bisogno, che Tromello è stata e sarà sempre una fucina di grandi attori. La recita natalizia del 1986, “I BÖ SNISTAR” (Trad: i buoi sinistri), è una rievocazione, in modo simpatico e fantasioso, ma con riferimenti veri alla realtà dell’epoca, durante la dominazione spagnola, dopo 300 anni esatti, del miracolo della Madonna della Donzellina (1686), venerata a Tromello come miracolosa. Si assistono a delle novità, anche se solo per quell’anno, poiché con il Gruppo San Martino recitano anche alcuni elementi dell'A.M.I. e della Pro-Loco di allora, dando luogo, anche per gli effetti speciali della scenografia, ad uno strepitoso successo che porta le due compagnie teatrali, per una volta meravigliosamente insieme, ad esibirsi anche in alcuni centri vicini. Con “GUERA E AMUR, GIOIA E DULUR” (è superflua la traduzione), nel 1987, il Gruppo San Martino si ritrova ancora solo (purtroppo il miracolo della Madonna finisce, la riunificazione in un solo gruppo degli attori tromellesi non prosegue, e, sino ad oggi, rimarrà sempre un'utopia), ma non per questo si scoraggia ed anzi raggiunge il successo di sette anni prima con “Giovinezza”, al quale si rifà, con l'ambientazione in un cortile comune, durante gli anni di guerra. Natale 1988 vede “CUNTENT ME I DRÄSK” (Trad: felici come folletti), ambientato, per cambiare un po', in un immaginario futuro. Intanto le giovani promesse stanno diventando sicure realtà. Nel 1989, un po' per mancanza di tempo e un po' per crisi di fantasia, gli attori-autori del Gruppo non scrivono un nuovo testo, ma, per non lasciare trascorrere il Natale senza teatro, ecco l'idea: perchè non ripetere uno degli spettacoli degli anni scorsi? Se lo fanno anche gli attori professionisti, chi ci vieta di riproporre, a distanza di anni, un lavoro che ha avuto successo? Si è insomma curiosi di vedere se alcuni testi che avevano divertito il pubblico alcuni anni fa, l'avrebbero fatto ancora (non tutti, dopo attento esame, ci si accorse che potevano essere ripresentati). Viene così scelto “TESORO MIO” e si rivela un successone: è richiesta un'ulteriore replica e si va a rappresentarlo anche a Garlasco. Nel 1990, purtroppo, l’autore della maggior parte dei lavori del Gruppo, per motivi di lavoro e di famiglia, non riesce a preparare la tradizionale recita natalizia (come dice sempre anche adesso, Gazzotti è “obeso” d’impegni). Però, siccome il teatro è come una droga (buona!) , i componenti del San Martino si ritrovano, all'inizio dell'anno successivo, più desiderosi che mai di tornare sulle scene e, per poterlo fare in breve tempo, ripropongono il loro primo lavoro ufficiale, datato 1977: “I NONU PUGIÓN AS MASAN CUI PICRÓN”, riveduto e corretto per renderlo più attuale. Si debutta nell'aprile del 1991: è nuovamente un successo e viene rappresentato anche ad Ottobiano. E poi, diciamo la verità: il bello dei dilettanti come noi è quello di poter cambiare, improvvisare ed adeguare ai tempi ogni proprio lavoro teatrale, che non è mai lo stesso ad ogni replica. Nel 1992 alcuni giovani dell'Oratorio confermano la propria bravura e passione per il teatro ed assieme ad alcuni ragazzi del neo costituito Gruppo di San Rocco rimpolpano il San Martino che si sta riducendo a tre soli “vecchi” elementi e quindi dovrebbe dichiarare fallimento. Si mette così in scena a Natale un nuovo lavoro: “AL PURSE’ BIANC”, (Trad: il Maiale Bianco e così in dialetto era proprio soprannominata l’osteria del bisnonno di Gazzotti), commedia ambientata in una locale pensione agri-turistica, chiamata appunto come il titolo, in cui, fra equivoci vari, si dipana la vicenda di un giallo. Lo spettacolo si rivela un successone e porta a cinque pienoni al S.Luigi, alle repliche ad Ottobiano, alla Torrazza ed all’”Angelicum” di Mortara. Nel successivo 1993 si verifica ancora, per vari motivi, un nuovo forfait dei membri anziani e così i giovani, ormai sicuri e collaudati, decidono di non lasciare trascorrere il Natale senza recita e ripropongono, sotto la supervisione dei “meno giovani”, la commedia “GIOVINEZZA” già messa in scena nel 1980. E' un nuovo successo, i ragazzi si dimostrano in gambissima e non fanno rimpiangere per nulla i “vecchi”. Vengono richieste altre repliche nel corso del 1994, sempre a Tromello, nonché l'immancabile trasferta alla Torrazza. A Natale del 1994 il Gruppo San Martino, ricompostosi di giovani e meno giovani, propone “TUCINSIMA...TUCINSEMA”, (Trad: tutti sopra, tutti insieme), molto liberamente tratto da “Dopo di me il diluvio” di Forrest ed “Aggiungi un posto a tavola” di Garinei e Giovannini. Novità: musiche e canzoni dal vivo! Il successo è notevole, con ulteriori richieste di repliche, oltre a quelle previste, e le consuete trasferte. Per il Natale 1995 Gazzotti scrive “SGULGIÓN, MAGÓN E LAPAGIÓN”, (Trad: aironi, commozioni e mangioni), commedia musicale brillante, dove il contrasto fra i valori che regolano la vita attuale e quelli di una volta fa divertire, commuovere e ... riflettere. Inoltre si riscontra che non si può ormai più fare a meno delle musiche di commento, che danno maggiore “sapore” a tutto lo spettacolo. Naturalmente anche le canzoni, inventate o parodiate in lingua e in dialetto, sono opera dell’autore del Gruppo con la collaborazione dei musicanti. Per lo spettacolo natalizio del 1996, come tre anni prima, i più vecchi, per vari motivi, non possono partecipare ed allora i giovani si rimboccano le maniche e ripropongono “I BÖ SNISTAR”, per rievocare, dopo 310 anni, il miracolo della Madonna della Donzellina. E’ un altro successone, anche per la scenografia, ambientata in un mulino nel 1686, curata nei minimi particolari e, soprattutto, per la sempre crescente bravura delle cosiddette “giovani leve”, a tal punto che ormai non è più il caso di fare distinzione fra i giovani (che ormai hanno quasi tutti superato i vent’anni) ed i vecchi (che vecchi non si sentono per niente, alla faccia delle carte d’identità). Il 1997 per l’Oratorio San Luigi è una data importantissima: si festeggiano infatti i cento anni della sua costruzione ed il Gruppo San Martino (che nel frattempo compie 20 anni) non può non commemorare questo avvenimento. Quindi, facendo uno strappo alle tradizioni ed un ulteriore sforzo in tema di tempo ed impegno, si debutta a maggio con “LA VITA L’E’ UN TEATAR”, spettacolo musicale di scenette prese dai vari teatri degli ultimi decenni, tenute assieme, come filo conduttore, dagli stessi attori che, interpretando se stessi, ricordano con nostalgia mista ad allegria le commedie interpretate negli anni precedenti. Nonostante qualche dubbio iniziale, trattandosi di uno spettacolo diverso dal solito, veniamo fortunatamente smentiti e registriamo un ottimo successo, sia di critica che di pubblico. Non ancora riposati dalle fatiche teatrali primaverili, si parte già per realizzare il lavoro da portare in scena a Natale. Purtroppo (o meglio, per fortuna) il 1997 è anche l’anno dei grandi lavori di ristrutturazione dell’Oratorio ed anche il salone del teatro è soggetto ai restauri. Pensando di non poter avere la sala agibile per Natale, il Gruppo se la prende comoda e così, pur accorgendosi che invece il teatro è utilizzabile per quella data, anche se mancano ancora diversi ritocchi, si rinvia il debutto ai primi di gennaio del 1998. Anche in questo caso si fa un nuovo esperimento: due atti unici nella stessa serata. Si portano così in scena “GUA’ MAI CAVA’ AL CAPE’” (Trad: non bisogna mai levare il cappello) e “LA GRAMMATICA”, due commedie dialettali comiche, la prima scritta da Gazzotti e la seconda riadattata da un lavoro del francese Labiche. Anche in questo caso l’esperimento riesce, il pubblico apprezza e ci viene richiesta una replica ad Ottobiano. A Natale del 1998 si prosegue con le riedizioni dei vecchi testi, anche perché non si riesce mai a trovare il tempo per scriverne dei nuovi, e si mette in scena “GUERA E AMUR, GIOIA E DULUR”. Viene accolto molto bene dal pubblico, ma, per ragioni organizzative, non si effettuano trasferte “all’estero”. A Natale 1999 viene riadattato e riproposto “AL BUTIGÓN”, arricchito di musiche e canzoni, che si rivela ancora un gran successone e viene portato in trasferta a Trivolzio. Nelle festività natalizie 2000/2001 viene ripresentato “DIN DON DAN”, anch’esso riveduto, corretto e riadattato con le musiche, non presenti nell’edizione originale. Anche stavolta la critica ci dà ragione. A Natale 2001 è finalmente pronto un nuovo lavoro e viene così portata in scena la commedia “TAM ME LA POVRA ZIA AG NA SARA’ PU’ MIA” (come la povera zia non ce ne sarà mai più). La vicenda, ambientata a Tromello nel 1914 e imperniata sul dialetto, riguarda la lotta per un’eredità che ruota attorno ad alcuni personaggi del paese, vicini di casa, ospiti inattesi e… fantasmi più o meno autentici. Gli autori sono sempre gli stessi attori, però stavolta non si tratta di Gazzotti che è sempre “obeso” d’impegni, ma di “otto mani” che scrivono un testo per la prima volta, con lo pseudonimo di “Pisacàn Vardòn”. Possiamo dire, senza falsa modestia, che il successo è stato strepitoso, poiché si è registrato il tutto esaurito durante tutte le sei serate delle rappresentazioni, con spettatori assiepati in ogni angolo del teatro e questo fa veramente onore ai neo-autori. Il 2002 è un anno denso di eventi ed appuntamenti per il Gruppo Teatrale San Martino: nel mese di maggio il parroco Don Ernesto Ferretti è costretto, se pur a malincuore, a rinunciare al suo incarico, dopo 29 anni, per raggiunti limiti d’età, e al suo posto subentra il caro e purtroppo compianto Don Pietro Cerri. Conoscendo, tra le altre cose, il loro forte apprezzamento per il teatro dialettale, i componenti del Gruppo decidono di omaggiare i due sacerdoti con uno spettacolo e così nel mese di giugno si porta in scena “LA VITA L’É UN TEATAR”, versione accuratamente riveduta e riadattata dello spettacolo presentato per la prima volta nel 1997. Inoltre, per la semplicità della scenografia (l’unico occorrente è un baule) e il conseguente minor sforzo nell’allestimento, spesso ci viene chiesto di rappresentarlo “in trasferta” (due esempi sono Garlasco e Borgo San Siro). Arrivato l’autunno, ecco di nuovo al lavoro gli attori-autori del Gruppo (stavolta diventati cinque ma sempre con l’assenza di Gazzotti) per scrivere la nuova commedia natalizia intitolata “CUL TEMP E LA PAJA…”: la vicenda spazia fra passato e presente, dipanandosi dal Medioevo agli anni del Dopoguerra, fra intrighi di magia, d’amore e di interessi. La penna degli autori è ormai sempre più raffinata e i pienoni del pubblico decretano un successo strepitoso, che ci porta nei primi mesi del 2003 ad aumentare il numero delle repliche e a portarlo in trasferta a Cava Manara, Garlasco, Borgo San Siro e soprattutto a Broni. Perché “soprattutto”? Ma perché finalmente la Provincia di Pavia, ed in particolare il suo Assessorato alla Cultura, si è resa conto dell’importanza di ridare valore ad un patrimonio culturale fondamentale come il dialetto, e perciò ha pensato bene di organizzare un azzeccatissimo evento: il “Festival Provinciale di Teatro Dialettale”, tenutosi proprio nella cittadina dell’Oltrepò, che ha raggruppato le principali compagnie dialettali della provincia, e al quale noi non abbiamo potuto ovviamente rinunciare, ottenendo tra l’altro un esito lusinghiero. Chiusa quindi alla grande la stagione teatrale 2002/2003, nel giro di pochi mesi ritroviamo già seduti attorno a un tavolo gli autori del Gruppo, pronti a “creare” la nuova opera per il Natale 2003, con il nuovo pseudonimo di “Bracàn Pisaverga”, dovuto al ritorno del “vecchio” Lucio Gazzotti, che dopo anni di “improduttività” ha deciso di riprendere in mano carta e penna. Il risultato ha il titolo “TÜCH I CAN I MOVAN LA CUA E TÜCH I CUIÒN I DISAN LA SUA” e narra le vicende di una famiglia tromellese degli anni Venti, che viene coinvolta in una serie di equivoci, imprese più o meno eroiche ed…”effetti allucinogeni” dove la fa da protagonista una misteriosa cassa. Il successo è come al solito grandissimo, con frequenti repliche a gennaio e febbraio e trasferte a Voghera, Garlasco e Parona. Ma il coronamento maggiore del nostro successo lo abbiamo ottenuto alla seconda edizione del Festival Provinciale Dialettale di Broni, dove la giuria e il pubblico hanno così gradito e apprezzato la nostra esibizione tanto da assegnarci il “Premio come seconda miglior compagnia teatrale dialettale della Provincia di Pavia”, all’interno della magnifica cornice del Teatro Fraschini di Pavia. Inutile dire che tale riconoscimento ci ha di gran lunga lusingati e da subito lo abbiamo considerato come sprone a continuare sulla nostra strada, certi di trovare consensi e gradimento da parte del pubblico, che per questo non finiremo mai di ringraziare. Ed eccoci arrivati alle festività 2004/2005: abbiamo ripreso un lavoro datato 1992 e che si rivelò un successone, vale a dire “AL PURSE’ BIANC”. Il testo, opera di Lucio Gazzotti, è stato “riscritto, riadattato e rimodellato” dal solito Bracàn Pisaverga. Lo spettacolo ha riscontrato uno strepitoso successo di pubblico e di critica, e agli ormai consueti pienoni nel nostro teatro tromellese sono seguite le ottime trasferte a Voghera, Broni (3° Festival Provinciale di Teatro Dialettale), Silvano Pietra, Cassolnovo e Garlasco. Ma le soddisfazioni derivanti da questa, se pur piccola, ma crescente popolarità non hanno per nulla fermato il Gruppo, che infatti ha già pronto il copione e sta cominciando ad allestire la prossima commedia prevista per Natale 2005. Il titolo di questa nuova opera (per ora l’unica cosa che possiamo svelarvi) è “GUÀ FA BALÀ L’ÖGH”. Appuntamento dunque alle festività natalizie 2005-2006! Nel frattempo però eccoci di nuovo in trasferta nel mese di ottobre a Retorbido con l’ennesima rivisitazione de “LA VITA L’É UN TEATAR”, opera divenuta ormai classica per le trasferte e gli appuntamenti in cui non è possibile, per ragioni tecniche o di tempo, portare in scena commedie vere e proprie. Le caratteristiche del Gruppo Teatrale San Martino sono infatti quelle di rinnovare la tradizione teatrale oratoriana tromellese, presentando commedie, scritte dagli attori stessi, di ambientazione locale, o quantomeno lomellina, che si avvalgono di una trama brillante, imperniata sulla battuta, sugli equivoci e sui colpi di scena e, perché no, anche di fare riflettere su quei valori che sembrano scomparire. Si cerca di far rivivere, in chiave comica, quel dialetto e, soprattutto, quell’atmosfera che aleggiava una volta, al tempo dei nostri nonni, cose queste di cui oggi, purtroppo, si sta perdendo il ricordo. Si vorrebbe offrire un'alternativa ai giovani d'oggi, bombardati dai mass-media che propinano loro di tutto, tranne che i veri valori della vita, affinché non lascino scomparire del tutto queste tradizioni, tramandate solo oralmente nei nostri piccoli centri, che sono pur sempre cultura popolare ed hanno moltissimo da insegnare. Ogni anno, però, è sempre più duro trovarsi per mettere in scena nuovi lavori. L’entusiasmo e le idee ci sono, ma è il tempo di metterle sulla carta che manca, perché le “colonne” del Gruppo invecchiano ed il lavoro e la famiglia non lasciano la disponibilità di quando si avevano vent’anni. Fortunatamente, come già detto, la bravura dei giovani, pur avendo anch’essi problemi di lavoro e di studio, ha permesso di colmare i vuoti lasciati dalle defezioni dei vecchi componenti. Inoltre auspichiamo che tutti coloro che sono appassionati di teatro si facciano avanti per collaborare per tenere alto il nome della Tromello teatrale, perchè c'è veramente posto per tutti. Di sicuro, infatti, nessuno cerca attori professionisti. Siamo tutti dilettanti, e con tutti i limiti conseguenti, ma allo stesso tempo pieni di tanta buona volontà e amore per il teatro e per le tradizioni locali, il cui unico compenso rimane il consenso del proprio pubblico. E poi la “panchina lunga”, per usare un termine calcistico, permetterebbe a chi a volte non ha tempo, di essere rimpiazzato a turno da elementi altrettanto validissimi, di trovare idee per nuovi testi e di stimolare la partecipazione di un pubblico tromellese più numeroso. Quest’ultima è infatti, se ci è consentito sottolinearlo, l'unica nota un po' stonata che si è riscontrata negli ultimi anni: solo una parte, e quasi sempre gli stessi, dei nostri concittadini viene a vederci, mentre moltissimi sono gli spettatori provenienti dai paesi vicini, che ci apprezzano e ci chiamano a recitare da loro, o ci chiedono i nostri testi da mettere in scena, peraltro egregiamente, come abbiamo visto. Però il “nostro” pubblico dà un calore particolare. La teoria del “nemo propheta in patria” dovrebbe essere sorpassata, oppure ci sono altri vari motivi, ma sarebbe troppo lungo analizzarli, rischiando inutili e dannose polemiche. Comunque una più sentita e continua presenza teatrale nel nostro paese potrebbe consentire di migliorare sempre più le strutture del nostro storico, simpatico ed affezionato teatro dell'oratorio (contenente attualmente 130 posti), mantenendolo adeguato alle norme in materia di sicurezza, anche per non gravare sempre sulle spalle del Parroco, che ha pure altre numerose spese da sostenere. Peraltro dobbiamo dire che, già da alcuni anni, si sta compiendo un notevole sforzo finanziario: l’intero Oratorio è stato rifatto a norma ed addirittura ampliato, il salone teatrale è stato rimodernato ed abbellito e finalmente è arrivata l’agibilità definitiva. Ci sono però sempre migliorie da fare, ma noi confidiamo nella provvidenza e nel nostro pubblico. Del resto per chi, pur nel suo piccolo e con i propri limiti, fa teatro con vera passione e tanto entusiasmo, non c'è nulla di più bello ed appagante del sano divertimento provocato dalle prove spassosissime, delle simpatiche risate e dei caldi applausi tributati dal pubblico che si ama. Tromello, novembre 2005.